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La figura di Ganesha e il rito di iniziazione. Lo smembramento e l’integrazione.

Ganesha è il Dio dalla testa di elefante. Egli è colui che viene adorato per primo. I suoi nomi sono invocati all’inizio di ogni opera per assicurarsi la riuscita, e prima di incominciare qualsiasi tipo di culto. Ganesha è immagine del primo “Shabda” (AUM) o vibrazione che si manifestò al principio dell’Universo. Perciò è associato al “principio”, come il “Signore dell’Inizio.” Ganesha o Ganapati è un Dio molto popolare in India come il distruttore degli ostacoli. La gente lo invoca chiedendo siddhi, successo nelle imprese, e buddhi, intelligenza. Egli è invocato prima di incominciare ogni impresa. E’ anche il patrono di istruzione, conoscenza e saggezza, letteratura e arti. La storia della nascita di Ganesha è riportata dallo Shiva Purana. La Dea Parvati si stava accingendo a fare un bagno al fiume, e aveva modellato la figura di un ragazzo dalla sporcizia prelevata dal proprio corpo: quando l’immagine prese vita, chiese …

6 Gennaio, la nascita di Aion.

“Dal Supremo dei cieli un Fanciullo parla.Quale nome gli si potrebbe dare?” Gorakh Bani “Lui è un bambino che gioca come un bambino e sposta le figure sul tavoliere. Il regno è di un bambino” Eraclito La prima festività della nascita di Mitra celebrava la nota nascita dalla Pietra, che coincideva con il Solstizio invernale, mentre una seconda celebrazione, dodici giorni dopo (come dopo un anno in miniatura) avveniva il 6 Gennaio, nella ricorrenza della nascita di Aion. Queste due “nascite” apparentemente rappresentavano le due modalità in cui era concepito Mitra, quale Signore del Tempo. Secondo alcuni autori, la prima nascita era intesa come il ciclo temporale, riferito all’avvicendarsi degli anni, dei secoli, ecc, e la seconda in riferimento al Tempo Infinito; oppure, per dirlo con le parole di Platone: “Il Tempo (Cronos) era l’immagine in movimento dell’Eternità perfetta (Aion)”. Iconograficamente lo troviamo raffigurato come un uomo con la testa …

Il tempo del Risveglio: Dioniso.

Februare. [Elemire Zolla, Discesa all’Ade e resurrezione] Senza l’Essere l’ente non sussiste: infatti ne promana e ne fa parte. Ma l’essere non si restringe a spazione e tempo. Senza lo spazio non spaziale del luogo efficiente, suscitatore, dove si figura il punto, non nasce la geometria del mondo in divenire. Come designare questa fonte eterna? In latino proporrei “februare”, che Semeraro fa derivare dall’accadico “haburu”, germoglio, dal dio agrario Ha-ab-bu-ru; Servio informa che “februm” era un tratto di pelle lupesca, salata,; nelle cerimonie februanti si celebrava il dio dell’impulso primaverile, Lupercus, e i luperci erano giovani coribanteschi che animavano, flagellandole, le donne, con fruste di pelle lupesca, i “febri”. Le potenze generatrici « non avvennero mai, ma sono sempre: l’intelligenza le vede tutte insieme in un istante, la parola le percorre e le espone in successione» diceva l’osservatore platonico alla conclusione del mondo antico, Salustio (Sugli dèi e il mondo, IV,8). […] …

Ovidio, Metamorfosi: Orfeo ed Euridice

Orfeo ed Euridice (Ovidio, Metamorfosi, X, 1-77) Di lì, avvolto nel suo mantello dorato, se ne andò Imeneo per l’etere infinito, dirigendosi verso la terra dei Cìconi, dove la voce di Orfeo lo invocava invano. Invano, sì, perché il dio venne, ma senza le parole di rito, senza letizia in volto, senza presagi propizi. Persino la fiaccola che impugnava sprigionò soltanto fumo, provocando lacrime, e, per quanto agitata, non levò mai fiamme. Presagio infausto di peggiore evento: la giovane sposa, mentre tra i prati vagava in compagnia d’uno stuolo di Naiadi, morì, morsa al tallone da un serpente. A lungo sotto la volta del cielo la pianse il poeta del Ròdope, ma per saggiare anche il mondo dei morti, non esitò a scendere sino allo Stige per la porta del Tènaro: tra folle irreali, tra fantasmi di defunti onorati, giunse alla presenza di Persefone e del signore che regge lo …

Inno Omerico a Demetra

INNO A DEMETRA Attribuito a Omero – traduzione di F. Cassola Demetra dalle belle chiome, dea, veneranda, io comincio a cantare, e con lei la figlia dalle belle caviglie, che Aidoneo rapì; lo concedeva Zeus dal tuono profondo, che vede lontano, eludendo Demetra dalla spada d’oro, dea delle splendide messi mentre giocava con le fanciulle dal florido seno, figlie di Oceano, e coglieva fiori: rose, croco, e le belle viole, sul tenero prato; e le iridi e il giacinto; e il narciso, che aveva generato, insidia per la fanciulla dal roseo volto, la Terra, per volere di Zeus compiacendo il dio che molti uomini accoglie. Mirabile fiore raggiante, spettacolo prodigioso, quel giorno per tutti: dalla sua radice erano sbocciati cento fiori e all’effluvio fragrante tutto l’ampio cielo, in alto, e tutta la terra sorrideva, e i salsi flutti del mare. Attonita, ella protese le due mani insieme per cogliere il …

La madre, la figlia e la morte iniziatica nei Misteri Eleusini.

Molto spesso il tema archetipico che sottende sia al rituale iniziatico che le mitologie della morte, presuppone l’inghiottimento da parte di un mostro. Il simbolismo dell’inghiottimento e del penetrare nel ventre equivale ad una regressione psichica nell’indistinto primordiale, psichicamente è la discesa agli Inferi fra le tenebre ed i morti, la regressione sia nella notte cosmica sia nelle tenebre della follia in cui l’individuo si dissolve. Se teniamo conto dei suggerimenti di Eliade sulla corrispondenza tra morte, notte cosmica, caos, follia e regressione alla condizione primaria, si comprenderà facilmente perché la morte è sinonimo di saggezza; il futuro iniziato deve conoscere la follia e calarsi in quelle tenebre portatrici (anche per Jung) di una reviviscenza ed un contatto con la ricchezza dell’inconscio collettivo. La creatività, sappiamo, è sempre in relazione con certe follie, certe oscurità ed orge, inseparabili dal simbolismo della morte e delle tenebre. Gli storici delle religioni ci …

I Misteri di Eleusi

La fonte basilare per la conoscenza del mito che racchiude l’archetipo dei Misteri eleusini è l’Inno omerico a Demetra che canta come la Dea istituì i Misteri di Eleusi in occasione del suo soggiorno in questa città. “Prima di partire, ella svelò ai sovrani amministratori della giustizia, a Trittolemo, a Diocle, il fustigator di cavalli, alla forza di Eumolpo, a Keleo, il conduttor di guerrieri, la perfetta celebrazione dei sacri riti; ella ammaestrò tutti negli òrgia venerabili… Felice chi fra gli uomini che vivono sulla Terra li ha contemplati! Chi non è stato perfezionato nei sacri Misteri, chi non vi ha preso parte, mai avrà, dopo morto, un destino simile al primo, oltre l’orizzonte oscuro” (Inni omerici, vv.473-482). Il termine òrgia ha, nel greco antico, un senso diverso da quello comune di “orgia” nella nostra lingua; esso designava un intenso stato interiore in cui l’iniziato si sentiva immerso e quindi …