Categoria: <span>Inni</span>

Inno al Prana, Atharva Veda XI, 4.

[Inno al Prana, energia vitale o respiro, personificato come lo spirito supremo. Atharva Veda XI, 4. Dalla versione inglese in Hymns of the Atharva Veda, by Ralph T.H. Griffith,1895] 1. Sia lode al Prâna, a cui tutto questo (universo) è soggetto, che è diventato il signore del tutto, dal quale il tutto è sostenuto! 2. Sia lode, o Prâna, al tuo ruggito (vento), sia lode, o Prâna, al tuo tuono, sia lode, o Prâna, alla tuo lampo, sia lode, o Prâna, alla tua pioggia! 3.Quando Prâna chiama, invocando le piante con il suo tuono, esse vengono fecondate, concepiscono e quindi sono riprodotte in abbondanza. 4. Quando la stagione è arrivata, e il Prâna chiama con voce possente le piante, allora tutto gioisce, qualunque cosa abiti sulla terra. 5. Quando il Prâna ha annaffiato la grande terra con la pioggia, le bestie si rallegrano; (pensano): ‘la forza, così, ora otterremo.’ 6. …

Rudra Shiva Namakam. Natura, teurgia e conoscenza sacra negli Inni Vedici e nelle Upanishad.

Rudra Shiva Namakam. Natura, teurgia e conoscenza sacra negli Inni Vedici e nelle Upanishad. Seminario con Beatrice Udai Nath 14-21 Marzo 2021 Il nome di Rudra, il Rosso, l’Urlante, il Terribile, è associato comunemente a un dio vedico delle tempeste. Le riduzioni naturalistiche, però, non rendono giustizia alla complessità della figura che lo Yajur Veda intende evocare con la litania delle forme e delle manifestazioni del Dio, che da subito si situa sul piano della Realtà Suprema, per diventarne l’invocazione potente e soprattutto estatica della presenza, la voce capace di persuaderlo a manifestarsi infine come la benevola figura, Shiva, capace di condurre il teurgo alla vetta della conoscenza, l’apice del monte analogo, dove solo il Supremo Dio domina e risiede. Il carattere celeste di Rudra si evince anche nelle scritture vediche arcaiche, nel Rg Veda è il Dio del Cielo, le cui frecce cadono dal cielo, che discende sulla terra …

Devi Mahatmya. Traduzione e commento in PDF.

[Solstizio 2020 | Navaratri 2020] Durante il Navaratri è tradizione leggere il Devi Mahatmya, suddiviso per i nove giorni (notti) dedicati alla Madre divina. La lettura di questo testo è una pratica devozionale riconosciuta e ricca di insight significativi. Il testo è stato tradotto e curato dagli studenti durante il Solstizio d’estate, turning point di questo anno apocalittico e insieme straordinario, a protezione e conforto dei devoti della Madre e di tutti. Il commento è stato scritto da Udai Nath durante il Navaratri di Ottobre 2020. Lo dedichiamo al Navaratri d’autunno per tutti coloro che cercheranno rifugio nella Sapienza in tempi di angoscia. Adesh Adesh. Jay Ma. Traduzione e commento a cura di Beatrice Udai Nath con la collaborazione di Alessandra Grana, Debora Menozzi, Edoardo Gobattoni. Seminario di Giugno 2020 “In lode della Grande Dea” e Navaratri 2020. L’introduzione e il testo del Devi Mahatmya sono tradotti integralmente da “In …

Devi Suktam, l’Inno alla Parola Madre, Rg Veda 10,125

Devi Suktam (Rṣi Mārkaṇḍeya, Rv 10,125): oṃ ahaṃ rudrebhirvasu’bhiścarāmyahamā”dityairuta viśvade”vaiḥ | ahaṃ mitrāvaru’ṇobhā bi’bharmyahami”ndrāgnī ahamaśvinobhā ||1|| ahaṃ soma’māhanasa”ṃ bibharmyahaṃ tvaṣṭā”ramuta pūṣaṇaṃ bhagam”| ahaṃ da’dhāmi dravi’ṇaṃ haviṣma’te suprāvye ye’ (3) yaja’mānāya sunvate ||2|| ahaṃ rāṣṭrī” saṅgama’nī vasū”nāṃ cikituṣī” prathamā yaṅñiyā”nām | tāṃ mā” devā vya’dadhuḥ purutrā bhūri’sthātrāṃ bhū~ryā”veśayantī”m ||3|| mayā so anna’matti yo vipaśya’ti yaḥ prāṇi’ti ya ī”ṃ śṛṇotyuktam | amantavomānta upa’kṣiyanti śrudhi śru’taṃ śraddhivaṃ te” vadāmi ||4|| ahameva svayamidaṃ vadā’mi juṣṭa”ṃ devebhi’ruta mānu’ṣebhiḥ | yaṃ kāmaye taṃ ta’mugraṃ kṛ’ṇomi taṃ brahmāṇaṃ tamṛṣiṃ taṃ su’medhām ||5|| ahaṃ rudrāya dhanurāta’nomi brahmadviṣe śara’ve hanta vā u’ | ahaṃ janā”ya samada”ṃ kṛṇomyahaṃ dyāvā”pṛthivī āvi’veśa ||6|| ahaṃ su’ve pitara’masya mūrdhan mama yoni’rapsvantaḥ sa’mudre | tato viti’ṣṭhe bhuvanānu viśvotāmūṃ dyāṃ varṣmaṇopa’ spṛśāmi ||7|| ahameva vāta’ iva pravā”myā-rabha’māṇā bhuva’nāni viśvā” | paro divāpara enā pṛ’thivyai-tāva’tī mahinā samba’bhūva ||8|| oṃ śāntiḥ śāntiḥ śānti’ḥ || || iti ṛgvedoktaṃ devīsūktaṃ samāptam || ||tat sat || [Questo inno del Rg Veda …

Inno orfico al Sole e Gayatri Mantra

Felice Solstizio. Che il sole ritorni a illuminare la nostra mente e guidare la danza degli astri e degli dei. Così lo meditavano nell’antichità, dal Mediterraneo all’Indo, lo stesso divino vivificatore, il fuoco celeste e il fuoco dell’anima, ciò che lega l’alto e il basso, che è in ogni creatura, il dio veduto da tutti, che è forma di Shiva, dell’invisibile meditatore: “Colui […] che si osserva sorgere all’alba nella forma del Sole, che è veduto anche dagli uomini che portano al pascolo le vacche e dalle donne che trasportano l’acqua dal fiume e persino da tutti gli animali. Egli, che da tutti è veduto, ci accordi la felicità.”[Yajur Veda, Rudra Namakam]. Ci accordi la Sua visione. Ascolta, beato, tu che hai l’eterno occhio che tutto vede, Titano di luce d’oro, Iperione, luce del cielo, da te stesso generato, instancabile, dolce vista dei viventi, a destra genitore dell’aurora, a sinistra …

Parmenide, Poema sulla Natura

(Proemio del Poema) Le cavalle che mi portano fin dove il mio desiderio vuol giungere, mi accompagnarono, dopo che mi ebbero condotto e mi ebbero posto sulla via che dice molte cose, che appartiene alla divinità e che porta per tutti i luoghi l’uomo che sa. Là fui portato. Infatti, là mi portarono accorte cavalle tirando il mio carro, e fanciulle indicavano la via. L’asse dei mozzi mandava un sibilo acuto, infiammandosi – in quanto era premuto da due rotanti cerchi da una parte e dall’altra – quando affrettavano il corso nell’accompagnarmi, le fanciulle Figlie del Sole, dopo aver lasciato le case della Notte, verso la luce, togliendosi con le mani i veli dal capo. Là è la porta dei sentieri della Notte e del Giorno, con ai due estremi un architrave e una soglia di pietra; e la porta, eretta nell’etere, è rinchiusa da grandi battenti. Di questi, Giustizia, …

Inni orfici: ad Apollo

Vieni, beato, Paian, uccisore di Tizio, Febo, Licoreo, Menfita, splendidamente onorato, invocato col grido, datore di felicità, Dalla lira d’oro, che proteggi la semina e l’aratro, Pizio, Titano, Grinio, Sminteo, uccisore del Pitone, Delfico, indovino, selvaggio, demone apportatore di luce, amabile, giovane glorioso, guida delle Muse, istruttore del coro, che colpisci di lontano, saettatore, Branchio e Didimeo, operante di lontano, Lossia, santo, signore Delio, che hai l’occhio che tutto vede e da luce ai mortali, dalla chioma d’oro, che sveli sincere profezie e oracoli; ascolta con animo benevolo me che prego per gli uomini: perché tu vedi tutto questo etere infinito e la terra felice di lassù, e attraverso la penombra nella quiete della notte sotto la tenebra dagli occhi di stelle hai scorto sotto terra le radici, e possiedi i confini del cosmo tutto; a te stanno a cuore il principio e la fine, fai fiorire ogni cosa, tutta …

Inni orfici: alla Luna

Ascolta, dea regina, portatrice di luce, Luna divina, Mene dalle corna di toro, che corri di notte, ti aggiri nell’aria, notturna, portatrice di fiaccole, fanciulla, Mene dai begli astri, crescente e calante, femmina e maschio, splendente, ami i cavalli, madre del tempo, portatrice di frutti, luminosa, triste, che rischiari, ti accendi di notte, che tutto vedi, ami la veglia, ti circondi di begli astri, godi della tranquillità e della notte felice, Lampetie, dispensatrice di grazia, porti a compimento, ornamento della notte, guida degli astri, dall’ampio manto, dal moto circolare, fanciulla sapientissima, vieni, beata, benevola, dai begli astri, del tuo splendore rifulgente, salvando i tuoi nuovi supplici, fanciulla. [A cura di Gabriella Ricciarelli, Fondazione Lorenzo Valla, Arnoldo Mondatori Editore ]

Ramana Maharshi: Undici Versi in lode di Sri Arunachala

[La mattina del 1 Settembre 1896, (il giovanissimo Ramana) salì sul treno per Tiruvannamalai. Il viaggio fu molto breve. Sceso dal treno, si affrettò a raggiungere il grande tempio di Arunachaleswara. Tutte le porte erano aperte – anche le porte del santuario interno. Il tempio era vuoto, non vi erano persone – neanche i sacerdoti. Venkataraman entrò nel sancta sanctorum, e davanti a Padre Arunachaleswara provò la grande estasi e la gioia indicibile. Il viaggio epico era finito. La nave era approdata al porto sana e salva. (Fonte: Ramanasramam] Gli “Undici Versi” sono tra le poche poesie del Maharshi che sono state scritte spontaneamente, senza alcuna richiesta, come egli stesso ebbe a dire in proposito: “Le sole poesie che sono venute a me spontaneamente e mi costringevano, per così dire,  a scrivere, senza che nessuno mi invitasse a farlo, sono gli Undici Versi in lode di Sri Arunachala e le Otto …

Adi Shankaracharya: Nirvana Shatkam, sei strofe sul Nirvana [ShivoHam]

Mano budhyahankara chithaa ninaham, Na cha srothra jihwe na cha graana nethrer, Na cha vyoma bhoomir na thejo na vayu, Chidananada Roopa Shivoham, Shivoham. Io non sono la mente, né l’intelligenza, Non l’individuo, né il pensiero con i suoi sensi, Né sono la terra o il cielo o l’aria o la luce, Io sono Shiva, sono Shiva, pura coscienza e beatitudine. Na cha praana sangno na vai pancha vaayuh, Na vaa saptha dhathur na va pancha kosa, Na vak pani padam na chopastha payu, Chidananada Roopa Shivoham, Shivoham. Non sono il respiro, né i cinque soffi, Non sono i sette elementi, né i cinque involucri, Non sono la voce o le mani o piedi o gli altri organi, Io sono Shiva, sono Shiva, pura coscienza e beatitudine. Na me dwesha raghou na me lobha mohou, Madho naiva me naiva matsarya bhava, Na dharmo na cha artha na kamo na moksha, …