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Le Vie del Cuore. Yoga, Tantra, Bhakti.

Decostruire Patanjali. La storia ci ha consegnato un numero di tecniche e di ideologie, che tutte si coniugano più o meno coerentemente con il titolo di Yoga. Così che il praticante di oggi si trova a disporre di un eccesso di stimoli e di ipotesi, che infine comportano un forte rischio di dispersione e quindi di non arrivare a cogliere quella dimensione profonda di cui voleva seguire il richiamo e il mistero. Il fatto è che come diceva già Platone, molti agitano il tirso, ma pochi sono i Bacchi. Molti hanno trovato, fin dall’antichità, un argomento interessante o un’ideologia da usare arbitrariamente, anche con il beneficio della buona fede, nelle dottrine spirituali. Piuttosto l’autenticità, che le parole possono solo disporre per enigmi, invece, è finita sepolta tra il tecnicismo e la compartimentalizzazione delle idee. Dividere, ad esempio, dualità e non dualità, come sistemi antagonisti ideologicamente, significa avere nulla compreso dello …

Seminario 17.11.2019. Chandogya Upanishad. L’esperienza del sacro come esperienza di Sé.

Radianza, luminosità, calore sono la linea che unisce il sole, il respiro umano e la coscienza yogica “illuminata”. Il suo riconoscimento incomincia dal sacrificio, sul fuoco che trasforma ciò che è grezzo e inerte, in calore ed energia, purificato per diventare offerta agli Dei, e cibo benedetto da condividere nella festa, a beneficio di tutti. Sacro è ciò che è stato innalzato nel fuoco sacrificale, offerto alla trasformazione, sottratto alla morte. Così è colui che nell’ardore dell’ascesi yogica attua su se stesso la trasformazione dalla dualità alla non dualità. Nel cuore dell’uomo l’ascesi e la consapevolezza formano la stessa spinta verticale e trasformatrice, dallo stato ordinario alla contemplazione pura, dalla morte all’immortalità. “L’uomo, in vero, è il sacrificio”. La Chandogya Upanishad, una delle due Upanishad più antiche, appartiene al Sama Veda, il Libro dei Canti (saman). Il tema è l’interpretazione mistica e meditativa del canto cerimoniale vedico, il Saman. I …

Kundalini yoga, un articolo da Etudes Traditionnelles, di René Guénon

Cominciando dall’alto, l’assimilazione di sahasrāra , «localizzato» alla corona della testa, con la sefìroth suprema non presenta difficoltà alcuna, anzi il suo nome kether significa appunto « corona ». Troviamo quindi la coppia Hokmah e Binah, la quale corrisponde ad âjnâ , e la cui dualità potrebbe anche essere rappresentata dai due petali di questo « loto »; esse d’altronde hanno per «risultante» «Daath», cioè la «Conoscenza», ed abbiamo visto che la « localizzazione » di âjnâ si riferisce anche all’«occhio della Conoscenza». La successiva coppia, cioè Hesed e Geburah, può essere messa in relazione, secondo un simbolismo molto diffuso che riguarda gli attributi di « Misericordia » e di « Giustizia », con le due braccia; queste due sefìroth dovranno dunque esser sistemate alle due spalle, e quindi al livello della regione gutturale corrispondente cioè a vīshuddha. Quanto a Thifereth, la sua posizione centrale si riferisce manifestamente al cuore, il che implica una corrispondenza immediata con anāhata. La coppia Netsah – Hod troverà il suo posto alle anche, punti d’attacco delle estremità inferiori, analogamente a Hesed e Geburah punti d’attacco delle superiori; orbene, le anche sono al livello della regione ombelicale, quindi di manipūra. Per quanto riguarda infine le due ultime sefiroth pare si debba far intervenire, un’interversione in quanto Jesod nel suo vero significato è il «fondamento », il che corrisponde esatta-mente a mūlādhāra. Occorrerebbe dunque assimilare Malkuth a swādhishtāna come il significato dei nomi sembra giustificare, poiché Malkuth è il « Regno » e swādhishtāna significa letteralmente la «dimora propria» della shaktī.

I molteplici stati di coscienza nello Yoga e nello sciamanesimo

di Pio Filippanio Ronconi Qualsiasi studio che si proponga di sceverare la natura, le tecniche, i fini e le tappe progressive dello Yoga, come anche di quell’insieme di pratiche e di riti estatiche caratterizzano lo Sciamanesimo, si troverà di fronte alla difficoltà di superare il limite puramente descrittivo, ad esempio degli anga dello Yoga o delle fasi di iniziazione e della pratica sciamanica, che ben poco possono rivelare circa la realtà intima – il Wesen – del sistema esoterico o estatico preso in esame. Si tratta di un problema epistemologico: per intendere questo elemento, che costituisce lo scenario interiore sul quale lo sciamano compie le sue pratiche, occorre penetrare imaginativamente negli stati di coscienza nei lo yogin, il mago” o lo sciamano s’immerge lucido e vegliante, e intendere il rapporto fra questi stati di coscienza – che ritroviamo descritti in una miriade di opere dagli Yogasûtra di Patanjali fino ai …

Alcuni aspetti degli insegnamenti dei Nath

[Da Gopinath Kaviraj, “Princess of Wales Sarasvati Bhavan Series, Vol VI”, 1927] La posizione metafisica dei Nath non è monista né dualista. E’ trascendente nel più vero senso della parola. Essi parlano dell’Assoluto (Nath), al di là delle opposizioni implicite nei concetti di Saguna e Nirguna, o di Sakara e Nirakara. Perciò, per essi il fine supremo della vita è realizzare se stessi come Nath e restare eternamente radicati al di là del mondo delle relazioni. La via per conquistare tale realizzazione è detta essere lo yoga, su cui investono molta energia. Sostengono che la Perfezione non si posa raggiungere con altri mezzi, se non con il sostegno della disciplina dello yoga. Ma che cos’è lo yoga? E’ spiegato in realtà in termini differenti, a seconda dei testi. Ma in qualsiasi forma lo si voglia spiegare, il concetto centrale rimane lo stesso. Secondo Brahmananda il sole e la luna sono …