Categoria: <span>Nath Sampradaya</span>

“Un fanciullo che parla dall’alto dei cieli”. Gorakh Bani, Versi 1-20 e Commento. [1]

Gorakh Bani Versi 1-21 1. Il villaggio non è vuoto, il vuoto non è abitato: è inaccessibile, misterioso. Nel più alto dei cieli, un fanciullo che non ha nome, sta parlando. [Chi potrà dargli un nome?] 2. L’invisibile dovrebbe essere visto, il visto dovrebbe essere meditato. L’invisibile dovrebbe essere tenuto nel cuore. Il basso Gange dovrebbe essere portato a risalire fino all’Uovo di Brahma, Dove il puro beve l’acqua pura. 3. Proprio qui è l’imperituro, proprio qui è il nascosto, Proprio qui è l’origine dei tre mondi. La comunità degli immortali abita qui. Così gli innumerevoli siddha sono diventati i signori dello yoga. 4. Non è nei Veda o nel Libro. Non è né nella Forma né nel Senza Forma. Queste sono solo coperture e sovrapposizioni. Al vertice del cielo, il Sabad arde luminoso. Lì [lo yogi] realizza il Conoscitore invisibile . 5. L’Invisibile coscienza ha creato due lampade, Tre …

I Siddha e la Via del Rasa

Un Siddha è qualcuno che si dice abbia raggiunto poteri sovrumani (Siddhi) o un Jivanmukthi, un liberato in vita. Il termine potrebbe anche essere tradotto come il raggiungimento della perfezione o dell’immortalità. Tale Siddha dotato di un corpo divino (divyadeha) è Shiva stesso (Maheshvara Siddha). È il perfetto, che ha superato le barriere del tempo, dello spazio e dei limiti umani. Un Siddha nella sua forma idealizzata è liberato da tutti i desideri (anyābhilāṣitā-śūnyam), colui che ha raggiunto un’identità impeccabile con la Realtà suprema. Per un Siddha, il mondo è un campo di gioco (Lila kshetra) in cui sperimenta l’assoluto come il mondo fenomenico. Quindi, in questo caso, la ricerca dello stato di Jivanmukthi è la libertà dai vincoli e dalle debolezze umane, che sembra (ai profani) differente da Moksha, la totale liberazione dall’esistenza. Un Siddha è quindi un mago che sfida la morte e che fa miracoli. Lui è …

Shiva Bhairava, la città santa di Varanasi e l’Axis Mundi. Geografia sacra della morte e della liberazione.

[Questo articolo si basa sulle ricerche di Elizabeth Chalier-Visuvalingam.]   Come Dioniso per la civiltà greca, il Dio selvaggio, l’”outsider”, Bhairava – l’ aspetto terribile di Shiva – è di importanza centrale per l’induismo. L’iconografia classica di questa divinità tantrica per eccellenza è spiegabile solo attraverso il mito di origine puranica che lo rappresenta come assassino di Brahmâ. Paradossalmente, la sua immagine pubblica in tutta l’India è soprattutto quella del Kshetrapâla, il protettore divino dell’insediamento umano. Relegando la sua funzione di polizia a otto manifestazioni – di stanza nelle otto direzioni spaziali – Bhairava è ancora venerato come il magistrato divinizzato di Varanasi, la città santa degli indù. La ulteriore suddivisione in un cerchio di sessantaquattro forme, ognuna associata a una consorte femminile, caratterizza in particolare il culto del Mârtanda-Bhairava solare, che è adorato al loro centro. Alcuni Purâna descrivono Shiva con tre, quattro o cinque facce. La forma a …

I segni del “risvegliato”, o l’Avadhuta. Dal “Goraksha vacana samgraha”, le Istruzioni di Gorakhnath.

<<E’ chiamato un Avadhuta chi è stato “tosato” (mundana, cioè liberato) tagliando la vasta rete delle sofferenze, e così è libero da tutti gli stati.   Si chiama Avadhuta chi è libero dalla confusione e dimora con stabilità nel mezzo del mondo, che indossa un lembo di stoffa (kaupina), che porta una ciotola per l’elemosina (kharpara, metà teschio) ed è gioioso (adainya, non infelice).   Si chiama Avadhuta quello i cui sandali (paduka pada) sono la suprema conoscenza, la cui pelle di daino (mrgatvac) è il suono incausato (anahata), la cui pratica è la coscienza suprema.   Si chiama Avadhuta colui la cui cintura (mekhala) è la fine dell’azione mondana (nivrtti), la cui stuoia di paglia (kata) è la forma del suo Sé, e che si è liberato da tutti i disordini (shavikara).   Si chiama Avadhuta colui i cui due orecchini sono la luce della coscienza (citprakasha), e il cui …

Adi Nath, Matsyendra Nath e Goraksh Nath. L’origine della tradizione Nath.

 Amar Katha Una volta Parvati chiese al suo consorte, il Signore Shiva: “O il più grande degli Dei, tu indossi attorno al collo una ghirlanda di teschi umani. Puoi spiegarmi perché lo fai e a chi sono appartenuti?”. Con un sorriso, il Signore degli Yogi rispose: “Tutti appartenevano a te nelle tue vite precedenti, e li indosso perché mi ricordano dei momenti felici.” Parvati fu molto stupita di questa risposta. Era chiaramente turbata: “Tu sei una persona senza cuore! Sono stata la tua amata compagna, vita dopo vita, e tu che sei immortale hai collezionato i miei teschi e li hai messi intorno al collo senza pietà? Questo è dunque il tuo amore!”. Era molto arrabbiata con Shiva. Come al solito rimanendo tranquillo, il Signore degli Yogi rispose con un sorriso gentile: “Mia cara, non è colpa mia se sei morta e nata molte volte, dipende solo da te. Poiché …

Alcuni aspetti degli insegnamenti dei Nath

[Da Gopinath Kaviraj, “Princess of Wales Sarasvati Bhavan Series, Vol VI”, 1927] La posizione metafisica dei Nath non è monista né dualista. E’ trascendente nel più vero senso della parola. Essi parlano dell’Assoluto (Nath), al di là delle opposizioni implicite nei concetti di Saguna e Nirguna, o di Sakara e Nirakara. Perciò, per essi il fine supremo della vita è realizzare se stessi come Nath e restare eternamente radicati al di là del mondo delle relazioni. La via per conquistare tale realizzazione è detta essere lo yoga, su cui investono molta energia. Sostengono che la Perfezione non si posa raggiungere con altri mezzi, se non con il sostegno della disciplina dello yoga. Ma che cos’è lo yoga? E’ spiegato in realtà in termini differenti, a seconda dei testi. Ma in qualsiasi forma lo si voglia spiegare, il concetto centrale rimane lo stesso. Secondo Brahmananda il sole e la luna sono …