Hindu Dharma,  Nath Sampradaya,  Yoga

I segni del “risvegliato”, o l’Avadhuta. Dal “Goraksha vacana samgraha”, le Istruzioni di Gorakhnath.

<<E’ chiamato un Avadhuta chi è stato “tosato” (mundana, cioè liberato) tagliando la vasta rete delle sofferenze, e così è libero da tutti gli stati.
 
Si chiama Avadhuta chi è libero dalla confusione e dimora con stabilità nel mezzo del mondo, che indossa un lembo di stoffa (kaupina), che porta una ciotola per l’elemosina (kharpara, metà teschio) ed è gioioso (adainya, non infelice).
 
Si chiama Avadhuta quello i cui sandali (paduka pada) sono la suprema conoscenza, la cui pelle di daino (mrgatvac) è il suono incausato (anahata), la cui pratica è la coscienza suprema.
 
Si chiama Avadhuta colui la cui cintura (mekhala) è la fine dell’azione mondana (nivrtti), la cui stuoia di paglia (kata) è la forma del suo Sé, e che si è liberato da tutti i disordini (shavikara).
 
Si chiama Avadhuta colui i cui due orecchini sono la luce della coscienza (citprakasha), e il cui riposo è il rosario dei semi di rudraksha (malaksha).
 
Si chiama Avadhuta colui il cui bastone (danda) è il coraggio (dhairya), il cui recipiente per le elemosine è lo spazio (parakasha), e il cui sentiero dello yoga (patta) è il potere innato (nija shakti).
 
Si chiama Avadhuta colui che trasforma le sue elemosine in duali e non duali (bheda abheda, spezzate e non spezzate), e che si nutre di questo cibo, lo digerisce e lo trasforma (nello stato supremo).
 
E’ chiamato un Avadhuta colui che spontaneamente (svayam) e perfettamente (samyak) ritorna al proprio Sé, e vede il cosmo con equanimità.
 
Si chiama Avadhuta colui che comprende il suo Sé, che dimora nel suo Sé e che rimane integro senza sforzo e conosce la sua identità (svatma) con il cosmo.
 
Si chiama Avadhuta colui la cui natura è luce, che risplende felicemente di questa luce, che riposa in questa luce e che si diletta per gioco nel mondo.
 
Si chiama un Avadhuta colui che a volte prende piacere, qualche volta rinuncia al piacere, che a volte è nudo (nagna) talvolta demoniaco (pishaca), che a volte agisce come un re (raja) altre come seguace di una pratica spirituale.
                                                                                 
Diventa un adepto chi è sempre assorto nell’unità del mondano (virajata) e del trascendentale (vishvatita, l’universale).
 
È un esperto conoscitore dello yoga colui che resta solo (udasina, che evita la compagnia), che è sempre calmo, soddisfatto, e dimora nella sua luce interiore e nella grande beatitudine.
 
È un esperto conoscitore dello yoga colui che è sempre colmo di beatitudine, che è puro e profondamente gioioso.
 
Shakti causa l’espansione, Shiva causa contrazione. Colui che pratica entrambi questi yoga diventerà un vero conoscitore dello yoga.
 
Uno yogi non si addolora quando qualcuno lascia questo mondo, non è ingannato dalla ricchezza o attratto dal guadagno. Beato e assorbito nel suo stato di Risveglio del Sé, non è angosciato dal passare del tempo.>>
 

[Goraksha vacana samgraha”, le Istruzioni di Gorakhnath versi 150-164]

Vesak /Goraksh Jayanthi 2018

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