6 Gennaio, la nascita di Aion.
“Dal Supremo dei cieli un Fanciullo parla.
Quale nome gli si potrebbe dare?” Gorakh Bani
“Lui è un bambino che gioca come un bambino e sposta le figure sul tavoliere.
Il regno è di un bambino” Eraclito
La prima festività della nascita di Mitra celebrava la nota nascita dalla Pietra, che coincideva con il Solstizio invernale, mentre una seconda celebrazione, dodici giorni dopo (come dopo un anno in miniatura) avveniva il 6 Gennaio, nella ricorrenza della nascita di Aion. Queste due “nascite” apparentemente rappresentavano le due modalità in cui era concepito Mitra, quale Signore del Tempo. Secondo alcuni autori, la prima nascita era intesa come il ciclo temporale, riferito all’avvicendarsi degli anni, dei secoli, ecc, e la seconda in riferimento al Tempo Infinito; oppure, per dirlo con le parole di Platone: “Il Tempo (Cronos) era l’immagine in movimento dell’Eternità perfetta (Aion)”.
Iconograficamente lo troviamo raffigurato come un uomo con la testa leonina, con uno scettro, una chiave ed un fulmine tra le mani, avvolto da un serpente che intorno al suo corpo compie sette giri e mezzo, corrispondenti alle sfere celesti.
Nella forma triadica Mitra/Cronos è passato, presente e futuro: concetto che sembra essere rappresentato nella Casa di Aion in Antiochia, in cui tre Cronoi sono ritratti seduti attorno a una tavola imbandita con incenso e vino, mentre la figura di Aion, in piedi accanto a loro, muove la ruota dello Zodiaco.
Nel IV secolo, in Egitto, insieme alla festività nazionale della nascita del Sole, celebrata al Solstizio invernale, Epifanio descriveva la nascita di Aion celebrata il 6 Gennaio:
“Ogni anno, presso il santuario (Koreion) si teneva la festa per la nascita di Aion. I fedeli trascorrevano la notte vegliando, accompagnandosi con musiche sacre. Al primo canto del gallo, alcuni di loro si spostavano, reggendo le torce, verso la cappella sotterranea, da cui prelevavano un idolo ligneo, seduto su una sorta di lettiga, segnato con cinque sigilli a forma di croce, uno sulla fronte, due sulle mani, due sulle ginocchia. Questo idolo era portato in processione, compiendo sette volte il giro della cappella interna del tempio, salutato con suono di flauti e tamburelli e con il canto degli inni. Infine, l’immagine era riposta nella cripta. Alla richiesta di una spiegazione del mistero, i fedeli rispondevano: ‘In questo giorno e in questa ora la Vergine (Kore/Atena/Iside) ha dato alla luce Aion’”.
In relazione a questo, Petazzoni cita Plutarco che dice che Neith-Atena era identificata con Iside, il cui titolo era Kore, tra i molti altri, e di cui scrive:
“A Sais, nell’andito di Neith, che i greci identificano con Atena, si trovava un’iscrizione in cui la Dea esprimeva se stessa in questi termini: ‘Io sono tutto ciò che è stato e che sarà, e nessun mortale ha sollevato la mia veste (cioè, ‘sono vergine’); il frutto del mio grembo è il Sole’”.
Ad Alessandria, Mitra/Aion era identificato con Serapide, come in altri siti Mitriaci, come nel rilevo della Tauroctonia di Dura Europos, dove occupa il posto di Aion, dalla testa leonina. Aion in questa forma a volte detiene una chiave, mentre Serapide tiene l’Ankh, che porta a pensare che i due dovevano essere equivalenti in questi particolari contesti. L’Ankh al posto della chiave poteva riferirsi alla vita elevata al livello noetico, introducendo l’anima alle sfere al di là dello zodiaco.