Filosofia,  Tradizione

“Il Guru” – Da un discorso di Sri Abhinava Vidyatirtha, Sri Sarada Peetham, Sringeri.

Oltre ai commenti alle Upanishad, alla Bhagavad Gita e al Brahma Sutra, Shankara Bhagavatpada scrisse i cosiddetti Prakarana, o testi brevi, per facilitare i ricercatori nella comprensione della verità. Un Guru è necessario al fine di comprendere il significato dei commentari. Si deve comunque possedere un buon intelletto. Le difficoltà diminuiscono invece con i testi minori; il loro stile è molto semplice e le spiegazioni sono chiare. Neelakanta Dikshitar ha detto: “Gli argomenti che sono più difficili da capire per mezzo delle scritture, sono facilmente comprensibili nelle parole dei poeti. La gemma che incute terrore sulla testa del serpente è mirabile sul palmo della mano.”

Quando un tema è esposto nel linguaggio delle scritture deve essere analizzato con l’intelletto, quando invece è descritto con le parole della poesia è colto con facilità. Per esempio quando un argomento scientifico è elaborato in termini matematici, la gente fatica a comprenderlo. Ma se la terminologia matematica è riversata in immagini famigliari si riesce subito a comprenderne il concetto. Non di meno, non si entra immediatamente nella disposizione di mettere in atto ciò che si è appreso. Nel nostro caso la differenza sta nel fatto che non solo si deve essere pronti a comprendere il significato delle scritture, ma anche di mettere in pratica il loro insegnamento.

Lo Shatashloki, una della composizioni di Bhagavatpada, è uno dei testi Prakarana. Incomincia con questi versi:

drushhTaanto naiva drushhTastribhuvanajaThare sadgurorjnaanadaatuH
sparshashcettatra kalpyaH sa nayati yadaho svarNataamashmasaaram .
na sparshatvam tathaapi shritacaraNayuge sadgurussviiyashishhye
sviiyam saamyam vidhatte bhavati nirupamastena vaa laukiko.api ..

“Nessuna raffigurazione è data nei tre mondi – celeste, terreno e inferiore – per il Sadguru, colui che impartisce la Conoscenza. Cosa avviene se ci è concesso un contatto (Sparsa)? Questo contatto può trasformare il ferro in oro, senza mutare la qualità della pietra filosofale (Sparsa). Il Sadguru istruisce il discepolo che ha cercato rifugio ai suoi piedi, offrendogli il proprio naturale stato di coscienza. Perciò persino il maestro che insegna una conoscenza mondana è incomparabile (e trascendente).”

Se dobbiamo indicare la natura di un oggetto, un modo efficace è quello di scegliere un oggetto famigliare a chi ascolta e che sia simile a quello che dobbiamo descrivere. Se si deve descrivere il Guru, occorre scegliere un’immagine di ben conosciuta che si adatti allo scopo. Un Guru trasforma l’uomo ignorante in un conoscitore. Esiste un esempio al mondo per questa funzione?

sparshashcettatra kalpyaH sa nayati yadaho svarNataamashmasaaram.

Se un pezzo di ferro viene in contatto con la Pietra filosofale (Sparsa), si trasformerà in oro. Ma quanto basso è il valore del ferro a paragone dell’oro! La pietra filosofale ha dunque il potere di convertire il ferro, di basso valore, in oro pregiato. Un Guru converte una persona ignorante e senza valore in un pregevole modello di saggezza. Ecco perché la pietra filosofale sembra un buon esempio per descrivere il Guru.

Dunque cercare di descrivere il Guru con l’immagine della pietra filosofale non è sbagliato. Perché effettivamente la pietra filosofale trasforma il ferro con cui viene in contatto in oro puro. Se invece fossero venuti a contatto l’oro e il ferro senza la sua mediazione, ciascuno sarebbe rimasto come era. Nessuna metamorfosi. Invece il discepolo, forte della propria fede e devozione, non solo è trasformato dal Guru in un conoscitore ma è anche reso capace di trasformare altri discepoli in persone simili a lui. In altre parole, il Guru non si limita a trasformare un discepolo in conoscitore, ma gli conferisce il potere di convertire altri alla conoscenza. Ecco perché:

nirupamastena vaa laukiko.api

“Anche colui che impartisce la conoscenza mondana è incomparabile.”

Se ciò è vero perfino nel caso del comune insegnante, cosa dobbiamo dire del Guru trascendente che istruisce nella conoscenza del Brahman? In verità, grande è il merito che guadagna colui che ha la fortuna di incontrare un tale Guru.

shravaNaayaapi bahubhiryo na labhyaH
shruNvantopi bahavo yam na vidyuH ..

“Quello che a pochi è concesso perfino di sentirne parlare e di cui i più non comprendono neppure se ne sentono parlare…”

In accordo con questa dichiarazione delle Upanishad a proposito del Sé, è raro incontrare un Guru conoscitore del Brahman e perciò, in essenza, non-differente dal Supremo. Se, qualora si faccia l’incontro con tale Guru, si ascolta la verità da lui stesso e la si medita con mente completamente concentrata in un solo punto, il vantaggio è ancora maggiore. Un beneficio incomparabile è ottenere la realizzazione del Sé per Sua grazia:

kulam pavitram jananii krutaarthaa vishvambharaa puNyavatii ca tena.

“La sua ascendenza è purificata, sua madre è colei che ha compiuto ciò che era dovuto e la Terra stessa diventa, grazie a lui, degna di merito.”

A prova di ciò, il discepolo di un saggio diventa colui che

svayam muktaH paraanapi mocayati

“è egli stesso liberato e liberatore di altri dal ciclo della trasmigrazione”

Nel Vivekachudamani, un altro testo Prakrana, Bhagavatpada ha celebrato la gloria del Guru:

shaantaa mahaanto nivasanti santo vasantavallokahitam carantaH .
tiirNaassvayam bhiimabhavaarNavam janaanahetunaanyaanapi taarayantaH ..

“Quei pacifici nobili esseri che, come la primavera, hanno effetto benefico sugli altri. Coloro che hanno attraversato il periglioso oceano dell’esistenza trasmigratoria, e senza alcun motivo conducono gli altri a superarla.”

Di solito, quando dobbiamo attraversare un corso d’acqua cerchiamo una barca e chiediamo al marinaio se ci condurrà dall’altra parte. Egli accetterà, ma chiederà del denaro per svolgere il suo compito. Il Guru, invece, non chiederà nulla del genere.

ahetunaanyaanapi taarayantaH

Egli ha attraversato l’oceano dell’esistenza trasmigratoria e porterà gli altri ad attraversarla. Perché? Per nessuna ragione.

paropakaarapravaNam manaH

La sua mente è assorta nel bene degli altri.

shaantaa mahaanto nivasanti santo vasantavallokahitam carantaH .

Quando arriva la primavera la gente si sente felice. Cosa chiede in cambio la primavera per aver reso felice la gente? Nulla, rendere felici è nella sua natura. Allo stesso modo fare il bene degli altri è nella natura del saggio. Benedetto colui che apprende da tale Guru.

Quali sono le caratteristiche di tale Guru? Bhagavatpada le descrive nel Vivekachudamani:

brahmaakaaratayaa sadaa sthitatayaa nirmuktabaahyaarthadhii –
ranyaaveditabhogyabhogakalano nidraaluvadbaalavat.
svapnaalokitalokavajjagadidam pashyankvacillabdhadhii –
raaste kashcidanantapuNyaphalabhugdhanyassa maanyo bhuvi …

“Quel fortunato, che gode i frutti di illimitata virtù, per il quale gli oggetti esteriori della mente sono scomparsi grazie all’incessante permanere nel Brahman, le cui esperienze sono come quelle di uno che dorme o di un bambino, dovute alla richiesta esterna o di altri (ad esempio bisogno di cibo o di acqua) e che quando la mente emerge dall’assorbimento nel Sé, percepisce il mondo come attraverso un sogno (cioè una mera apparenza) – costui è degno di reverenza.”

brahmaakaaratayaa

Secondo le scritture, la mente assume la forma di qualsiasi oggetto pensi. La nostra mente vaga prendendo la forma degli oggetti dei sensi. Invece, le menti rivolte all’interno hanno la forma del Brahman. Cioè si sono fissate nel Brahman, che è privo di qualità e la cui natura è Esistenza, Conoscenza e Beatitudine.

sadaa sthitatayaa

La mente che ha preso la forma del Brahmn non ha ragione alcuna di impegnarsi nella ricerca di oggetti esteriori.

nirmuktabaahyaarthadhiiH

La mente del saggio è totalmente priva di idee, o suoni, forme, odori, piaceri e sapori e priva di disposizioni. Insomma il saggio è libero dal pensiero di qualsiasi oggetto esterno; neppure possiede l’inclinazione a pensarne alcuno.

anyaaveditabhogyabhogakalanaH

Non c’è quindi alcun ruolo in questo mondo per il saggio? Krishna ha detto che il saggio non prova alcun bisogno di agire. Alcune azioni, comunque, possono sorgere spontaneamente grazie ai meriti accumulati o per il bene altrui. Per esempio, qualcuno può recarsi dal saggio per chiedergli qualcosa.

Ci si chiederà allora se il saggio faccia tutto ciò che la gente gli chiede di fare. La risposta è negativa. Sri Vidyaranya ha scritto nel Panchadasi i seguenti versi, molto appropriati al nostro tempo:

buddhaadvaitasatattvasya yatheshhTaacaraNam yadi ..
shunaam tattvadrushaam caiva ko bhedo.ashucibhaxaNe ..

“Se il conoscitore della Verità non-duale si facesse coinvolgere in condotte irresponsabili, che differenza ci sarebbe tra un cane e il conoscitore, in quanto a uso di impurità?”

Si consideri queste parole: “Con grandi sacrifici, abbiamo ottenuto la conoscenza.”

JnaanaagnissarvakarmaaNi bhasmasaatkurute tathaa …

“La conoscenza riduce in cenere le buone e le cattive azioni. Perciò resto inalterato dalle mie cattive condotte. Dunque bevo tutto ciò che voglio, mangio ciò che mi piace, e agisco come mi pare”.

Si deve guardare a costui come a un conoscitore della Verità? No. Si pensi a un uomo che non è un conoscitore del Brahman ma si trova in compagnia di un santo. Anche questi si tratterrebbe dal commettere azioni inappropriate pensando: “chi commetterebbe una cosa del genere?”

shunaam tattvadrushaam caiva ko bhedo.ashucibhaxaNe ..

“Un cane mangia cose sporche. Non può discriminare cosa è bene e cosa è male. Se un conoscitore manca di discriminazione, cosa lo distingue da un cane?”

Perché un conoscitore del Vero non dovrebbe intraprendere azioni riprovevoli? Poiché le sue tendenze mentali, educate già prima del sorgere della Conoscenza, sono molto pure, la sua mente non conterrà inclinazioni all’errore. Un conoscitore del Vero non compie azioni malvagie. Se ciò dovesse accadere, si deve cercarne la causa nelle persone che lo circondano e nelle loro azioni, poiché egli è del tutto privo di tendenze compiere il male.

anyaaveditabhogyabhogakalanaH

Il saggio esperisce anche le cose essenziali, come il cibo, a beneficio degli altri.

nidraaluvadbaalavat

Talvolta, la mente di chi è assorbito a lungo nel Samadhi non può ridiscendere al livello delle esperienze mondane. In questi casi, se qualcuno si reca dal saggio, cattura la sua attenzione scuotendolo e quindi gli dice “si deve fare questo” il saggio risponderà in uno stato di assenza mentale. In corrispondenza a ciò che noi chiamiamo “io”, il saggio dirà “il corpo”. Perché? Perché per lui l’identificazione con il corpo è cessata; il senso dell’identità si è elevato al Sé, la cui natura è Esistenza- Coscienza- Beatitudine.

L’introverso conoscitore della Verità potrebbe, in relazione ai desideri e alle motivazioni dei devoti e discepoli che lo servono, impegnarsi in alcune azioni, come una persona addormentata che risponda con mente assente a stimoli esterni o passivamente come un bambino nutrito dalla propria madre.

svapnaalokitalokavajjagadidam pashyankvacillbdhadhiiH

E come vede il mondo quando ridiscende dal Samadhi? Per lui il mondo è simile a un sogno. La sua mente è altrove, nel Sé, ma talvolta può svolgere delle attività.

Una caratteristica speciale della vita del mio Guru [Sri Chandrasekhara Bharati III] fu quella di non aver imparato la verità dall’insegnamento di alcuno.

Arjuna chiese:

ayatiH shraddhayopeto yogaccalitamaanasaH ..
apraapya yogasamsiddhim kaam gatim KrushhNa gacchati ..

“O Krishna! Qual è il destino di colui che pur possedendo la fede non si impegna e abbandona lo Yoga senza raggiungere la perfezione?”

Il Signore rispose:

shuciinaam shriimataam gehe yogabhrashhTo.abhijaayate ..
athavaa yoginaameva kule bhavati dhiimataam ..
etaddhi durlabhataram janma loke yadiidrushm …
tatra tam buddhisamyogam labhate paurvadehikam ..

“Colui che ha fallito nello Yoga nasce in una famiglia pura e benestante. Oppure può nascere in una famiglia di Yogi saggi. Una tale nascita è molto difficile da ottenere in questo mondo. In questo caso, porta a frutto le conoscenze acquisite nella vita precedente.”

Vediamo le persone possedere differenti attitudini mentali. Alcuni, possedendo buone qualità che provengono dalle vite precedenti, compiono solo buone azioni. Altri, a dispetto di quali competenze posseggano, costantemente commettono azioni sbagliate. Perché? Secondo quanto disse Duryodhana,

kenaapi devena hrudi sthitena
yathaa niyukto.asmi tatha karomi ..

“Agisco sotto l’impulso di qualche dio nascosto nel mio cuore”, essi sono trascinati dalla forza delle loro azioni passate.

Nel caso del mio Guru, la sua introversione non procedette di conseguenza ai voti di Sannyasa, allo studio dei Shastra o alla pratica della disciplina spirituale. Si manifestò con la sua nascita.

Da bambino, aveva l’incarico di recarsi al mercato. Sebbene non fosse interessato alle faccende domestiche, doveva tenere a mente le richieste dei suoi genitori. C’è un inno chiamato Mooka Panchasati. Era solito meditarlo ed era talmente assorto nelle parole dei versi di gloria per la Dea che, senza rendersene conto, talvolta passava oltre il mercato, fino ad arrivare ai confini della città. Quando se ne accorgeva ritornava verso il mercato, faceva gli acquisti necessari e riportava a casa la spesa. Sebbene non provasse attitudine o attrazione per questo incarico o per gli acquisti, e talvolta neppure avesse tutto il denaro necessario a disposizione, sapeva che questo compito doveva essere svolto, e tornando sui suoi passi, lo svolgeva con obbedienza.

Da giovane era solito compiere atti di devozione a Iswara. L’adorazione del Signore si può compiere con il corpo, con la parola e con la mente. Fra queste tre forme di adorazione

uttorottaram vishishhyate

“La successiva è superiore alla precedente”

Delle tre forme di adorazione, fisica, verbale e mentale, quest’ultima è considerata superiore. Il mio Guru non possedeva il materiale richiesto per svolgere le azioni rituali sul piano fisico. Se avesse voluto offrire una devozione verbale, altre persone si sarebbero lamentate del sentirlo pregare ad alta voce. Qual è, invece, l’ostacolo per una persona che offra la sua mente a Dio e lo adori interiormente? Nessuno, eccetto la difficoltà di mantenere la mente perfettamente concentrata. Il mio Guru, la cui mente era saldamente sotto controllo, era solito svolgere mentalmente le adorazioni di Ishwara nei giorni di Pradosha (che accadono due volte in un mese lunare e sono consacrati alla adorazione di Shiva). Come svolgeva queste offerte? Senza alcun ausilio strumentale, ma

shraddhaanadii vimalacittajalaabhishhekai – rnityam samaadhikusumairapunarbhavaaya

“compiendo l’abhisheka (abluzione) con l’acqua della mente pura, raccolta dal fiume della fede e con I fiori del Samadhi ininterrotto, chiedendo di essere liberto dalla rinascita.”

Vi è a Sringeri un tempio tradizionale, chiamato tempio di Vidya Shankara. E’ un luogo delizioso; la cosa più bella è sedersi là, alla base di una colonna, di sera, alle sei, in un giorno Pradosha. Il mio Guru era solito andarci verso le 7 – 7.30 della sera, abbandonando la coscienza del mondo esterno, in contemplazione:

ratnaiH kalpitamaasanam

“Ti offro mentalmente un seggio di pietre preziose…”

Mentalmente continuava offrendo cibo e roteando lampade accese a Dio.

Una delle storie del Mahabharata è dedicata alla gloria della devozione mentale. Tutti stavano celebrando Shivaratri, ma videro Bhima che si sistemava a riposare. Arjuna e gli altri si sentirono rattristati e pensarono “Perfino in questo giorno, si rifiuta di abbandonare la pigrizia”. Krishna volle fare chiarezza e portò Arjuna al Kailasa. Lungo la strada videro tante foglie di Bilva che venivano portate a Shiva. Chiesero a uno dei trasportatori da dove provenivano tutte quelle foglie, che rispose: “Tutto quello che sappiamo è che qualcuno continua a offrire foglie a Shiva e che noi le trasportiamo. La gente comune offre una foglia alla volta, ma questo devoto, Bhima, seduto sotto un albero, ne offre mentalmente una pianta dopo l’altra”. Arjuna reagì “Anche io compio le mie offerte”. Si sentì rispondere: “Le tue offerte sono state poste sotto quell’albero. Quello che offre mentalmente quest’uomo è illimitato. Quello che tu hai offerto è limitato esattamente alle foglie che hai usato”.

La devozione mentale è stata altamente lodata nelle scritture. Il mio Guru, fin da giovane, era capace di svolgere la devozione mentale in modo eccellente. Ma di questo genere di devozione resta da dire ancora tanto. Mi limiterò, quest’oggi, a parlare solo di alcuni aspetti della sua vita.

Quando il mio Guru divenne Pontefice [capo dello Sringeri Math, uno dei quattro monasteri fondati da Adi Shankara-ndt] molti devoti si recavano da lui. Alcuni venivano chiedendo una benedizione ben precisa, ma in altre occasioni, il mio Guru rispose spontaneamente alle preoccupazioni dei devoti senza che essi avessero detto nulla dei loro problemi. All’epoca ero un ragazzo. Un giorno, dopo aver assistito alle sua risposte e congedato i devoti, gli chiesi: “Come è possibile, Mahaswami, che quando le persone vengono a cercare un chiarimento da voi, gli diate la risposta prima che essi abbiano esposto il loro dubbio?” rispose: “Non c’è nulla da fare. Dio mi spinge e io rispondo secondo la Sua volontà. In questo caso, quello che è nella Sua mente automaticamente esce dalle mie labbra. Non devo fare alcuno sforzo”. Egli era una grande anima che aveva conquistato una tale perfezione.

Tanto grande era il suo distacco, che sebbene ricopriva il ruolo di pontefice del Math, non era nemmeno cosciente di vivere lì dentro.

karatalabhixastarutalavaasaH

“Mangia il cibo nel palmo della mano e abita sotto un albero…”

Con questa disposizione mentale viveva nel Math. Eppure, quando doveva svolgere attività religiose o relative al benessere dei devoti, agiva in accordo ai precetti della Gita:

na me Paarthaasti kartavyam trishhu lokeshhu ki~ncana .
naanavaaptamavaaptavyam varta eva ca karmaNi …

“O Partha! Non c’è nulla che io debba compiere nei tre mondi, nulla che debba essere realizzato che non sia già stato realizzato. Eppure sono impegnato nell’azione.”

yadi hyaham na varteyam jaatu karmaNyatandritaH ..
mama vartmaanuvartante manushhyaaH paartha sarvashaH ..
utsiideyurime lokaa na kuryaam karma cedaham ..

“O Partha! Se non agissi, senza pigrizia, costantemente, gli uomini seguirebbero il mio esempio. Questo mondo cadrebbe in rovina.”

Pensando agli altri, una volta osservò: “Mi avete etichettato come un grande pontefice. A prescindere dal fatto che io svolga o meno le mie funzioni devozionali e ne ottenga dei frutti, cosa avreste detto se me ne fossi astenuto? ‘Nemmeno lo Swamigal compie i suoi doveri religiosi. Eppure ci ripete che noi dobbiamo svolgerli. Perché dovremmo impegnarci in ciò che a lui non interessa fare?’ Dunque, io devo svolgere i miei doveri religiosi. Così voi stessi agirete, pensando: ‘Anche il più grande si impegna nella devozione. Che questo sia o no necessario per lui, noi dobbiamo farlo. Dunque lo faremo’”.

In accordo con il detto

utsiideyurime lokaa na kuryam karma cedaham.

Egli dava grande importanza all’azione, sebbene fosse completamente assorbito nella via della Conoscenza. Alcuni dei suoi discepoli seguirono il suo esempio, perché nutrivano i suoi stessi timori. Pensavano: “se io trascuro per un solo giorno di compiere il Sandhya Vandanam [insieme di rituali quotidiani prescritti per alcune ore del giorno – ndt] mio figlio li trascurerà per un anno. Dunque, devo farlo ogni giorno per mostrare il corretto cammino al ragazzo”.

Il mio Guru era un conoscitore del Brahman e il suo stato era indipendente da cause ed effetti. Nondimeno visse in modo da contribuire al benessere del mondo. Ricordare i fatti che trapelano dalla sua vita e cantare il suo nome sarà di aiuto ad elevarci al bene.

aaste deshikacaraNam niravadhiraaste tadiixaNe karuNaa .
aaste kimapi taduktam kimataHparamasti janmasaaphalyam ..

“Ecco I piedi del Guru. Nel suo sguardo vi è compassione senza limiti. Ecco le sue parole. Cosa altro costituisce il bene più prezioso della vita?”

Shankara Bhagavatpada compose questi pregevoli versi.

“Cosa possiedi?” Risposta:

aaste deshikacaraNam

“Ho i piedi del mio Guru.”

“Che altro?”

niravadhiraaste tadiixaNe karuNaa

“Vi è illimitata compassione nello sguardo del Guru. Egli ci ha fatto la grazia di uno sguardo.”

“Qual è il tuo cammino?”

aaste kimapi taduktam

“Egli ha dato alcuni upadesham, insegnamenti. Questo invero costituisce il mio cammino. Se abbiamo fede nel guru, se diventiamo recipienti della sua grazia e se, ascoltate le sue parole, agiamo di conseguenza, dunque”

kimataHparamasti janmasaaphalyam

“che altro è necessario per ottenere il bene più prezioso della vita?”

E’ comunque difficile incontrare un tale Guru.

trayamevaitaddaivaanugrahahetukam

“Tre cose: una nascita umana, il desiderio di liberazione e la protezione di una grande anima, sono accordate per grazia divina”

La grandezza del mio Guru è risaputa, grazie alla testimonianza dei contemporanei che lo incontrarono. Ma come si diventa un Mahapurusha o grande anima? Quando le predisposizioni accumulate in numerose vite precedenti si manifestano in una persona, in una particolare vita, quella persona diventa un Mahapurusha.

taam hamsamaalaaH sharadiiva ga~Ngaam mahaushhadhiim naktamivaatmabhaasaH

“Proprio come i cigni giungono al Gange in autunno e le migliori erbe medicinali diventano luminose durante la notte…”

Così, ciò che è stato coltivato nelle vite precedenti si manifesta nella vita presente.

Manu ha detto che mai si deve smettere di imparare.

Si potrebbe cadere nel dubbio: “Sono vecchio. Non avrò occasione di utilizzare in questa vita ciò che ho imparato. Devo quindi sforzarmi al solo fine di sforzarmi? Non farei meglio invece a dormire contento?” A questo dubbio Manu ha risposto:

gate.api vayasi graahyaa vidyaa sarvaatmanaa budhaiH .
yadyapi syaanna phaladaa sulabhaa saa.anyajanmani ..

“Dai saggi si apprenda la conoscenza, con dedizione, anche in tarda età. Perché se non porterà frutto immediato, ritornerà utile in un’altra vita.”

Dunque se siete mentalmente capaci, indipendentemente dalla vostra età, dovete imparare. A quale scopo? Se anche l’istruzione acquisita non fosse utile in questa vita, servirà a nascere in forma umana nella prossima. Dunque si deve sfruttare ogni opportunità di acquisire conoscenza. Se si possiedono le basi di una istruzione acquisita in precedenza, la mente immediatamente apprende ciò che viene insegnato. Viceversa, qualsiasi conoscenza venga impartita da un insegnate va perduta se il discepolo non ha le basi per apprendere. […]

Qual è il segno della fede nelle Scritture? Il fatto che si agisca in conformità alle Scritture. Il mio Guru aveva letto il verso secondo cui Hanuman si siede ovunque Rama è glorificato. Hanuman, egli credeva fermamente, ha il potere di essere presente in ogni luogo; Egli può modificare il suo corpo all’occorrenza e immediatamente essere ovunque. Come ovunque si crei un vuoto d’aria, l’aria penetra rapidamente, riempiendo lo spazio che sia grande o piccolo. Gli dei graziano con la loro presenza il luogo in cui sono offerte delle oblazioni. Così Hanuman si reca laddove si compia il Ramayana Parayanam.

Abbiamo letto tutti questo verso e conosciamo il suo significato. Eppure difficilmente crediamo davvero che Hanumam verrà. L’atteggiamento del mio Guru era letterale. Egli rifletteva: “Qual è la procedura per far accomodare Hanuman quando si presenterà? E’ appropriato che sieda a terra, mentre ascolta, quando noi sediamo su una panca di legno mentre recitiamo? Inoltre, è giusto che si debba alzare e andare non appena noi chiudiamo i libri? Non dovremmo offrirgli maggior rispetto e un posto per sedersi?”. Avendo riflettuto sulla questione, il mio Guru decise “Così come io sono seduto su una panca di legno, un altro sedile sarà disposto per lui”. Dispose un sedile di legno per Hanuman e quindi recitò il Ramayana Parayanam con la sensazione che Hanuman si fosse seduto. Una volta qualcuno entrò e chiese: “ragazzo, perché hai messo uno sgabello qui?”, e neseguì questa conversazione:

“E’ per Anjaneya”

“Ma lui non è qui”

“Forse non lo vedi, ma

yatra yatra raghunaathakiirtanam tatra tatra krutamastakaa~njalim ..

E’ seduto con le mani giunte sulla testa”

“Che sciocchezze stai dicendo?”

“Possono mentire le parole dei grandi? Non recitiamo forse questo verso sulla presenza di Hanuman ogni giorno?”

La volontà del mio Guru era chiaramente di rendere effettiva la fede nel verso. Ecco quale fede aveva!

E se la fede è essenziale e se i suoi segni influenzano i nostri comportamento, qualcuno potrebbe chiedere: “La fede arreca dei frutti?”. Gli episodi seguenti cercheranno di fare luce su questo.

Fin dalla sua infanzia il mio guru era devoto del mio Paramaguru (Sri Sacchidananda Shivabhinava Nrsimha Bharathi Mahaswamigal). Essendo povero, non aveva il coraggio di andare dal suo Guru e chiedere ciò che desiderava. E che cosa desiderava? Il suo desiderio era:”Sarebbe meraviglioso se potessi avere i Paduka (zoccoli) del Guru in casa mia per poterli adorare”. E accadde qualcosa di interessante.

Una persona che proveniva da un paese distante venne a Sringeri, servì il mio Paramaguru con devozione per molti giorni e divenne beneficiario delle Sua grazia. In fine, quando fu il momento di andarsene, gli chiese: “Oh Mahaswami, se potessi avere i Suoi Paduka in casa mia, sarebbe per me il sommo bene. Fatemi questa grazia.” Il Guru ebbe compassione dell’uomo e diede i Paduka. L’uomo li prese e poi si recò alla casa del mio Guru, in cui era alloggiato.

Quando infine partì, raccolse i suoi oggetti. Ma, essendo anziano, dimenticò i Paduka e se ne andò senza di essi. La gioia del mio Guru era senza limiti. L’uomo se ne era andato e non era possibile che ritornasse; a quel tempo il passaggio di un veicolo a Sringeri era un’eventualità non frequente. Cosa doveva fare il mio Guru? Pensò “desideravo i Paduka ed essi sono arrivati da me. E’ accaduto come quando le acque del Gange bagnano e purificano uno zoppo che si era soltanto seduto sulla riva.”

Un incidente simile è accaduto oggi in casa di una persona. Qualcuno aveva il desiderio di lavare i miei piedi. Ma io evito di lavarmi gambe e piedi in casa di chiunque. Oggi una persona ha portato, con grande fede, una Poornakumbha (un vaso pieno d’acqua con una noce di cocco posta sull’apertura).

Sapete come succede a volte? Alcuni portano una Shoonyakumbha. Non conoscono il significato di Poornakumbha (vaso pieno). Così portano un bel vaso pulito con una noce di cocco sopra, ma tolto il cocco, non c’è nulla nel vaso; e questo è un Soonyakumbha, un vaso vuoto.

Sembra invece che qualche anziano abbia ben istruito questa persona, nella cui casa mi trovavo, e quindi il vaso era stato completamente riempito d’acqua. E mentre lo stava portando, a causa della gioia di vedermi e della commozione creata dagli altri presenti, il vaso e il cocco caddero. Il cocco non finì sui miei piedi, ma vicino. L’acqua invece cadde prioprio sui miei piedi. La conclusione è che ciò che era nella vostra mente è stato esaudito da Dio. Perciò non siate preoccupati.

Io ho raccontato questo per sottolineare che se Dio è misericordioso verso di noi e noi abbiamo fede e devozione, ciò che desideriamo automaticamente viene esaudito. Allo stesso modo, in virtù della sua fede, il mio Guru ottenne i Padukas.

(Bangalore, 31 Agosto 1987)

http://www.sringerisharadapeetham.org/

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