Autore: <span>Beatrice Polidori (Udai Nath)</span>

Devi Mahatmya. Traduzione e commento in PDF.

[Solstizio 2020 | Navaratri 2020] Durante il Navaratri è tradizione leggere il Devi Mahatmya, suddiviso per i nove giorni (notti) dedicati alla Madre divina. La lettura di questo testo è una pratica devozionale riconosciuta e ricca di insight significativi. Il testo è stato tradotto e curato dagli studenti durante il Solstizio d’estate, turning point di questo anno apocalittico e insieme straordinario, a protezione e conforto dei devoti della Madre e di tutti. Il commento è stato scritto da Udai Nath durante il Navaratri di Ottobre 2020. Lo dedichiamo al Navaratri d’autunno per tutti coloro che cercheranno rifugio nella Sapienza in tempi di angoscia. Adesh Adesh. Jay Ma. Traduzione e commento a cura di Beatrice Udai Nath con la collaborazione di Alessandra Grana, Debora Menozzi, Edoardo Gobattoni. Seminario di Giugno 2020 “In lode della Grande Dea” e Navaratri 2020. L’introduzione e il testo del Devi Mahatmya sono tradotti integralmente da “In …

Karma e Yajña. Epica, sacrificio e lavoro, tra l’India vedica e il tempo del Coronavirus.

Forse useremo guanti e mascherine, o troveremo una soluzione più elegante. E’ possibile che tutte le profilassi si rivelino inaffidabili, che il virus sia presente e assente, con i suoi anticorpi, in maniera casuale, attivo o dormiente, nella maggior parte delle persone. Quindi serviranno cure efficaci per chi si ammala, che è ciò che si dice normalità (scienza, opera umana, ecc), anche se ci si riammala. Accadrà forse che restino solo due opzioni, abolendo il limbo della sicurezza percepita: ce l’abbiamo fatta, abbiamo una cura, o non abbiamo una cura, siete avvertiti. Prepariamoci anche a questo scenario. Impareremo una cosa più importante della pavida convivenza con il virus, la più potente convivenza con la morte. Penso ad Arjuna che teme di doversi sottrarre alla battaglia perché comporterà la morte di persone che rispetta e perfino di persone amate. Ma Krisna gli dice che costoro sono già morti e che moriranno …

Preghiera a Kali, di Udai Nath

Prendiamo rifugio in Te, Madre, nel tuo respiro possente, prendiamo rifugio tra le tue braccia, nel fuoco del tuo petto, nella luce della tua percezione, nel suono cristallino del tuo mantra, e nel soffio roboante del tuo grido, sciabola che scaccia dal mondo demoni e asura, nel corruccio della tua fronte che ha lo spazio del cielo, tuonante di potenza. Prendiamo rifugio ai tuoi piedi, restando immobili in mezzo alla tempesta, siamo ai tuoi piedi mentre tremiamo, siamo ai tuoi piedi nello scuotimento. Sotto i tuoi piedi deponiamo i nostri corpi nella gioia e nel dolore. Ai tuoi piedi deponiamo i nostri desideri e nostri peccati, il fardello, la colpa e l’orgoglio, perché tu appari ai nostri occhi l’unica possente che agisce nel cielo e sulla terra, e tutto ciò che abbiamo e che non abbiamo, ti appartiene ugualmente. Tuo è ogni fremito di vita nelle nostre membra, ogni scintilla …

Le qualificazioni del Discepolo

[tratto da “Fuoco dei Filosofi” Raphael, per le Edizioni Asram Vidya] Non si può non riconoscere che ogni attività (professione, ecc.) profana-sociale esige una certa attitudine, una predisposizione e qualificazione; potremmo persino parlare di vocazione. Per ogni funzione occorre, dunque, l’idoneità attinente a quella particolare sfera. Spesso si possono avere non bravi professionisti o lavoratori perché non si é portati per quello specifico ruolo, perché si manca appunto di vocazione o di attitudine. Questa, se non sempre, può essere comunque sviluppata, sebbene può capitare che il soggetto neanche sappia di averla. Anche nel campo spirituale vige la stessa legge; un candidato privo di vocazione, di predisposizioni e qualificazioni, potrebbe fare ben poco. Per quanto possa seguire un sentiero, sarà pur sempre un cattivo aspirante. Inoltre, come per seguire una qualsiasi professione occorrono studio, tempo, abnegazione e grande serietà, così per seguire un sentiero spirituale, o iniziatico, necessitano una grande serietà, abnegazione e parecchio tempo a disposizione. Capita però che, in via di massima, …

Il Suono dell’India. Notturni indiani.

Un non-diario di viaggio Il Suono che disegna lo spazio. Mataji, hai ascoltato i Mantra nel tempio? Mi chiede un uomo molto educato e gentile, come si chiede ai turisti religiosi. Certo amico mio, sono stata nei templi e ho ascoltato i mantra e gli sloka, ma qui il Suono è ovunque ci si trovi. Ci affacciamo sulla strada trafficata dell’ora dopo il tramonto, quando la curva a gomito che porta ad Assi Ghat diventa un unico ingorgo fermo, avvolto nella nota costante e variegata dei clacson spinti al massimo volume. Sembra che il mondo sia contenuto e stabilito in quel Suono potente, inutile, autonomo, concreto, immobile.  Ji, lo senti? qui ovunque ogni essere sta alzando il proprio suono al cielo, ogni cosa canta, ogni cosa suona. Accade perché l’anima di questa città è rivolta verso l’alto, e la sua stessa urgenza di salire, di espandersi e risuonare, grida: io …

In Lode della Grande Dea (II). Il Devi Mahatmya.

IL RE, IL MERCANTE E IL SAGGIO Il Devīmāhātmya inizia con il racconto del rishi Mārkaṇḍeya che narra di un re virtuoso, di nome Suratha, di come soffrisse per aver perduto il suo regno e come cavalcando da solo nella foresta fosse giunto all’eremo di Medha, un sant’uomo. Il racconto poi prosegue con l’arrivo all’eremo di un mercante di nome Samadhi, espropriato della sua ricchezza e scacciato dalla sua avida famiglia. In quel luogo, circondati dalla pace e dalla bellezza, entrambi si aspettano di trovare la tranquillità, ma al suo posto emerge un profondo tumulto interiore, alimentato da pensieri ricorrenti di smarrimento, tradimento e di attaccamento a ciò che si erano lasciati alle spalle. Il re riteneva che in quanto uomini di conoscenza, avrebbero dovuto saper individuare la causa della loro infelicità. Insieme si rivolgono a Medha, che immediatamente riconosce nella conoscenza intesa dal re la conoscenza del mondo materiale …

In lode della Grande Dea (I). Origine e tradizione del culto della Madre Divina in India.

La religione degli Harappa Tremila anni prima dell’apparizione del Devīmāhātmya, una civiltà avanzata come quella dell’Egitto e della Mesopotamia sorse sulla vasta pianura alluvionale dei fiumi Indo e Sarasvatī e prosperò in splendore tra il 2600 e il 1900 AC. Le sue città di Harappa e Mohenjo-daro erano tra le più grandi al mondo, e ci sono numerose prove archeologiche che l’India dell’Età del Bronzo sia stata culturalmente ed etnicamente diversa com’è oggi. Come nella maggior parte del mondo antico, diversi culti religiosi probabilmente coesistevano, più o meno pacificamente. Poco prima dell’ascesa della civiltà Harappan, o dell’Indo-Sarasvatī, negli insediamenti degli altipiani nel Belucistan, a nord e a ovest della Valle dell’Indo, le culture pre-Harappa consideravano la Dea Madre, o alcune dee, più o meno allo stesso modo degli altri popoli del Neolitico nel Medio Oriente. Prevedibilmente per una società agricola, le immagini della dea pre-Harappan mostrano temi relativi alla fertilità …

Devi Suktam, l’Inno alla Parola Madre, Rg Veda 10,125

Devi Suktam (Rṣi Mārkaṇḍeya, Rv 10,125): oṃ ahaṃ rudrebhirvasu’bhiścarāmyahamā”dityairuta viśvade”vaiḥ | ahaṃ mitrāvaru’ṇobhā bi’bharmyahami”ndrāgnī ahamaśvinobhā ||1|| ahaṃ soma’māhanasa”ṃ bibharmyahaṃ tvaṣṭā”ramuta pūṣaṇaṃ bhagam”| ahaṃ da’dhāmi dravi’ṇaṃ haviṣma’te suprāvye ye’ (3) yaja’mānāya sunvate ||2|| ahaṃ rāṣṭrī” saṅgama’nī vasū”nāṃ cikituṣī” prathamā yaṅñiyā”nām | tāṃ mā” devā vya’dadhuḥ purutrā bhūri’sthātrāṃ bhū~ryā”veśayantī”m ||3|| mayā so anna’matti yo vipaśya’ti yaḥ prāṇi’ti ya ī”ṃ śṛṇotyuktam | amantavomānta upa’kṣiyanti śrudhi śru’taṃ śraddhivaṃ te” vadāmi ||4|| ahameva svayamidaṃ vadā’mi juṣṭa”ṃ devebhi’ruta mānu’ṣebhiḥ | yaṃ kāmaye taṃ ta’mugraṃ kṛ’ṇomi taṃ brahmāṇaṃ tamṛṣiṃ taṃ su’medhām ||5|| ahaṃ rudrāya dhanurāta’nomi brahmadviṣe śara’ve hanta vā u’ | ahaṃ janā”ya samada”ṃ kṛṇomyahaṃ dyāvā”pṛthivī āvi’veśa ||6|| ahaṃ su’ve pitara’masya mūrdhan mama yoni’rapsvantaḥ sa’mudre | tato viti’ṣṭhe bhuvanānu viśvotāmūṃ dyāṃ varṣmaṇopa’ spṛśāmi ||7|| ahameva vāta’ iva pravā”myā-rabha’māṇā bhuva’nāni viśvā” | paro divāpara enā pṛ’thivyai-tāva’tī mahinā samba’bhūva ||8|| oṃ śāntiḥ śāntiḥ śānti’ḥ || || iti ṛgvedoktaṃ devīsūktaṃ samāptam || ||tat sat || [Questo inno del Rg Veda …

Meditazioni con i Tarocchi. Il Sole, L’Appeso, La Luna.

L’Appeso è l’immagine del sacrificio incarnato, quello che si sublima nella morte, ma che nella sofferenza in vita ha conosciuto la sua narrazione privilegiata, il suo canto silenzioso. Le parole sono volgari e inefficaci a rappresentare la dignità dell’uomo appeso, perciò su di lui vige il silenzio, mentre i soffi lo abbandonano, distaccandosi, separati. Il controllo è l’enigma. Colui che massimamente sta controllando il flusso è altresì prigioniero della sua stessa posizione di controllo e non la esercita, ma la subisce. Dove si deve posizionare il bandha, chiederà quindi lo yogi avveduto? Nella mente, da cui ogni soffio prende inizio. Dalla mente discende il respiro, dal respiro proviene la parola e la parola nella mente si dissolve. Quindi la posizione capovolta che assume l’impiccato indica lo stato in cui la mente si riconosce radice dei soffi e del divenire, che perciò viene costretta nell’attenzione silenziosa a fermare il suo flusso …

Meditazione di Shankar Nath

Fu la notte Lì nei disegni che il sole oscurava Attraverso il nero della notte L’oscurità cara divenne Le luci fioche Il silenzio Il sogno La grande mente. Questo tenuto a terra Il capo diritto al cielo Il suono tra le onde L’occhio testimone diritto al Sole. Il corpo si disintegra. Seduto a terra, la Divinità dinanzi al volto, la luce si spegne. Con lo sguardo fisso sul vuoto di quel volto, ora divenuto la notte. Nel buio ad occhi aperti, ristando, nel nero più scuro che si palesa. Dalla destra, un lume molto leggero che si posa accanto, poi un altro ed un altro. Accendendosi come fiammelle, le forme autoluminose riempiono lo sfondo. Gli Antenati tutti, vengono a sedersi accanto, comparendo con la propria luce in questa visione. Tutti seduti attorno a questo, nel sacrificio, nello svaha, dentro il buio immenso… Immagini, sensi, suono esterno, interno, silenzi, rumori e …