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Ramana Maharshi: Undici Versi in lode di Sri Arunachala

[La mattina del 1 Settembre 1896, (il giovanissimo Ramana) salì sul treno per Tiruvannamalai. Il viaggio fu molto breve. Sceso dal treno, si affrettò a raggiungere il grande tempio di Arunachaleswara. Tutte le porte erano aperte – anche le porte del santuario interno. Il tempio era vuoto, non vi erano persone – neanche i sacerdoti. Venkataraman entrò nel sancta sanctorum, e davanti a Padre Arunachaleswara provò la grande estasi e la gioia indicibile. Il viaggio epico era finito. La nave era approdata al porto sana e salva. (Fonte: Ramanasramam]

Gli “Undici Versi” sono tra le poche poesie del Maharshi che sono state scritte spontaneamente, senza alcuna richiesta, come egli stesso ebbe a dire in proposito: “Le sole poesie che sono venute a me spontaneamente e mi costringevano, per così dire,  a scrivere, senza che nessuno mi invitasse a farlo, sono gli Undici Versi in lode di Sri Arunachala e le Otto Strofe in lode di Sri Arunachala. Le parole di apertura degli Undici Versi vennero una mattina, e cercavo di reprimerle dicendo: “Che ci posso fare con queste parole?”,  ma non si quietarono, finché composi una canzone per trascriverle; tutte le altre parole scorrevano facilmente, senza alcuno sforzo. Le strofe rimanenti, tranne due, sono state composte allo stesso modo.”]

1. Oh Amore che hai il profilo di Arunachala! Ora che per Tua grazia mi hai sostenuto mi dico, cosa sarebbe stato di me se non ti fossi manifestato, e se struggendomi di nostalgia di Te fossi stato lasciato, perduto, nelle tenebre del mondo? com’è il fiore di loto privato della vista del sole? Tu sei il sole dei soli, Tu hai accordato che la grazia sgorgasse abbondante e l’hai fatta fluire continua come un torrente.

2. Oh Arunachala, tu sei la forma stessa dell’amore! e io senza amore non penso che a Te, e mi sciolgo per te come cera sul fuoco. Forse l’amore ritornerebbe a Te, dopo avermi sostenuto e nutrito, se tu mi abbandonassi invece che riempirmi d’amore. O beatitudine che sorge dall’amore! O nettare che sgorga dal cuore del devoto! Oh mio rifugio celeste! Il tuo piacere è il mio, ed è la mia gioia, Oh Signore delle mia vita.

3. Arunachala tu sei il Signore! Mi hai chiamato a Te con le corde della Tua Grazia, che altrimenti nemmeno avrei potuto immaginarti, e poi hai deciso di uccidermi. E cosa ho fatto io per offenderti al punto di farti desistere dall’agire? Perchè mi tormenti così, lasciandomi sospeso tra la vita e la morte? Esaudisci i tuoi desideri e sii il solo a sopravvivere, Oh Signore!

4. Cosa ti ha fatto scegliere me, tra tutti gli esseri viventi, per salvarmi dalla triste desolazione del samsara e tenermi vicino ai tuoi piedi? Oh Signore, Oceano di Compassione! Il solo pensiero di te mi riempie di timore. Arunachala, che tu possa vivere a lungo! Mi inchino a Te e Ti benedico!

5. Signore! tu mi hai protetto ogni giorno e trattenuto ai tuoi piedi. Signore! Mi ha fatto restare con la testa china, muto come un’immagine, chiedendomi quale fosse la tua natura! Degnati di aiutare i miei sforzi, sono stanco, come un cervo che si dibatte nella rete. O Dio Arunachala! Quale sarà al tua volontà? Ma chi sono io per comprenderla?

6. Signore della mia vita! sono stato sempre ai tuoi piedi, come una rana sotto lo stelo del fiore di loto; trasformami in un’ape che può raccogliere il miele della Pura Coscienza dal fiore del cuore; che io possa così ottenere la Liberazione. Se perdessi la vita mentre ancora cerco di raggiungere il tuoi santi piedi, sarebbe per te un’ignominia, o montagna fimammegginate dai rossi raggi! O saggia infinitudine di grazia, più sottile dell’etere!

7. O Purissimo! Se i cinque elementi di etere, aria, fuoco, acqua e terra, e gli esseri viventi numerosi e ogni cosa manifesta sono niente altro che pura coscienza, che Tu sei, come potrei, io solo, essere separato da Te? Dal momento che Tu brilli nel cuore, una sola infinitudine, senza dualità, come posso essere distinto da questo tutto? Mostrati, poggia i Tuoi piedi di loto sulla testa del mio ego, al suo apparire, o Arunachala!

8. Tu hai distrutto la mia capacità di godere del mondo e ha fatto di me un incapace, questa condizione è miserabile e nessuno ne è felice; morire è preferibile a questa vita. O Sé supremo, che hai forma di una montagna, limpida cura per la follia mondana! Concedi a me, che invano impazzisco per Te, il rimedio sovrano di trovare rifugio ai tuo Piedi!

9. O Trascendente! Io sono il primo di coloro che non hanno la suprema saggezza di stringersi ai tuoi piedi in libertà dall’attaccamento. Fai che il mio fardello sia trasferito a Te e il mio libero arbitrio cancellato, poichè nulla può essere un peso per il Reggitore dell’Universo. Signore Supremo! Ho già conosciuto i frutti del portare il peso di questo mondo sulla testa, separato da Te. Arunachala, Supremo! Non pensarmi più lontano dai tuoi piedi!

10. Ho scoperto una cosa nuova! Questo monte, magnete attrattore di vite, arresta i movimenti di chiunque lo pensi, lo attira faccia a faccia a sé, lo trattiene immobile con sé, per nutrire la sua anima e maturarla. Quale meraviglia è questa? O anime diffidare di esso e vivete! Tale distruttore di vite è questa Arunachala, Colui che risplende nel Cuore!

11. Quanti altri sono stati rovinati, come me, per pensare questo monte come il Supremo. Disgustati da questa vita di miseria, cerchiamo un mezzo per lasciare il corpo. C’è sulla terra un rimedio raro che senza realmente uccidere, annienta chiunque pensi ad esso. Sappiate che non è altro che questo Arunachala.

[http://bhagavan-ramana.org/hymnstoarunachala.html]

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