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ATMAN. Conoscenza e Realizzazione del Sé nei Brahmana e nelle Upanishad.

Egli è il Veggente non veduto, l’Uditore non udito, il Pensatore impensabile, il Conoscitore inconoscibile. Non vi è altro veggente che Lui, non vi è altro uditore che Lui, non altro pensatore che Lui, non altro conoscitore che Lui. Egli è l’Ordinatore interno, il tuo stesso Sé immortale. (Bradharanyaka Upanishad)
Madre e padre di tutte le forme, linfa di tutti i corpi, respiro di tutti i soffi, coscienza di ogni pensiero, l’Atman pervade ogni respiro, ogni pensiero, ogni parola, ogni vivente.
Con la fatica di esuli in patria, per re-imparare la nostra lingua madre, dopo un lungo esilio, dobbiamo riprendere ad ascoltare la Scrittura che si dice conservi il primo e immortale splendore, quello che le acque avevano riflesso della luminosità del Creatore il primo giorno del mondo, diventando la sua Voce, la sua radianza, raccogliendo la prima meditazione del Padre degli Esseri.
Le Scritture discendono, come ogni creatura, conservando traccia dello splendore originario, mescolato insieme al rumore del mondo; perciò occorre risalire le Scritture alla sorgente, fino a dove irradia la potenza originaria scaturita da Sé, da dove continua a riempire le nostre vene di pulsazioni, e le nadi di energia, dove ancora illumina la coscienza anche quando la ragione sembra errare e parlare la lingua della paura e dell’oppressione. Anche mentre siamo perduti nella selva oscura, la coscienza sta parlando per simboli e allegorie, sta indicando una strada e avvertendo dei pericoli, sta tirando a Sé, instancabilmente, perché tutto ciò che accade è sempre espressione del Sé e solo in Sè si riconosce, si comprende e si risolve.

L’Uno e la Sua contemplazione. Plotino, Enneadi

Il principio è l’Uno Tutti gli enti sono enti per l’Uno sia quelli che sono tali in primo grado [le idee], sia quelli che partecipano in qualche modo dell’Essere [i corpi]. Che cosa sarebbero, infatti, se non fossero uno? poiché nessuno di essi, privato della sua unità, non è più quello. Per esempio: non c’è l’esercito se non è uno, né sono il coro o il gregge, se non sono uno; neppure sono la casa o la nave se non hanno unità, poiché la casa e la nave sono uno e, tolta l’unità, la casa non sarebbe più casa, né la nave più nave. Così le grandezze continue non sarebbero se in esse non fosse presente l’uno: infatti se vengono divise, in quanto perdono l’unità, perdono il loro essere. Inoltre, anche i corpi delle piante e degli animali, essendo uno ciascuno, se sfuggono all’unità, si dividono in molte parti e …