Meditazioni con i Tarocchi. L’Eremita, La Stella, La Torre.
Dove si dirige l’eremita solitario, spogliato dei suoi averi, della sua identità, del suo nome e dei suoi titoli, colui che non ha più padre né madre, né figli né amici; da cosa è diretto, cosa lo muove in assenza degli attriti del mondo e del desiderio? La spoliazione è la direttrice profonda del percorso, del senso interiore del ritorno, il richiamo al luogo iniziale, alla presenza della Dea che suona il liuto, sulle cui corde si accorda l’intelligenza del cosmo. Il cammino si rivolge a raggiungere quel suono universale, che è solo richiamo, attrazione, anelito interiore che ha dato impulso al suo stesso cammino. Se il suo procedere è libero da ogni zavorra e cristallino, in proporzione, il suono si udirà puro e cristallino. A quello yogi che ha fatto di sé puro ascolto, pura risonanza del suono cosmico e muto della sua lingua, che estraneo alle parlate del mondo conosce il linguaggio di tutti gli esseri, animati e inanimati, per cui tutto è abitato dalla stessa voce – in lui la Potenza esubera, rompe le limitazioni e si solleva rapidamente. Non c’è separazione di luogo o di tempo, non c’è costrizione o obbligo. Alle sue parole crollano le ragioni del mondo, le mura, le dottrine. Viene detto profeta. Per il suo cuore, per chi lo tocca, svaniscono le divisioni stabilite dall’ignoranza, la separazione tra gli esseri senzienti, origine di ogni egoismo e crudeltà; la separazione tra gli esseri e il cielo e tra conosciuto e conoscitore crolla di impeto proprio, quindi si solleva la colonna di fuoco che univa l’infinito, l’alto e il basso, e che era lo stesso Signore Shiva.