Hindu Dharma,  Mito,  Ramayana

Tulsi Ramayana, Lanka Kanda: Sri Rama installa lo Shivalingam di Rameshwar e marcia su Lanka

La mia devozione a Sri Rama, la divinità suprema, oggetto dell’adorazione finanche di Shiva (che sconfisse Kama), colui che libera dal timore della rinascita, il leone che domina la morte elefantina, il Maestro degli Yogi, quello che si realizza nella conoscenza immediata, ricettacolo di vitrù, invincibile, senza attributi, immutabile, oltre il regno di Maya, Signore dei celesti, nemico dei malfattori, protettore dei Brahmani, bello come una nube carica di pioggia, dagli occhi splendidi come fiori di loto, colui che è apparso nelle sembianze di un monarca terreno.
Io glorifico Sankara, Signore di Kanchi (Varanasi), Consorte di Girijia (figlia dell’Himalaya), ricettacolo di virtù, vincitore di Kama, degno di ogni lode, Colui che splende del bianco della conchiglia o della luna, il più bello degli esseri, ornato della pelle di tigre e di monili terrificanti come serpenti letali, innamorato della luna e dell’acqua del Gange, Colui che allevia la sofferenza del Kali yuga e che è albero celestiale carico di Benedizioni per chi le chiede.
Che Shambo il Signore, fonte di benedizioni, colui che accorda al virtuoso la liberazione finale, che raramente è concessa, colui che punisce i malfattori, estenda su di me la sua benedizione.
O anima mia, chi non adora Sri Rama, colui che possiede l’invisibile arco del Tempo e le sue diverse misure, dal paramanu*, alla scintilla, al momento, fino all’anno e all’era e fino al ciclo temporale come su potenti frecce?
[* La misura del tempo impiegato da un raggio di sole per passare attraverso un atomo di materia.]

All’udire la parole dell’Oceano Sri Rama richiamò i suoi consiglieri e disse loro:”Perché attendere? Si costruisca il ponte, così che l’esercito lo possa attraversare!”
“Ascolta, gloria della stirpe solare” rispose Jambavan con le mani giunte “Il tuo nome stesso, mio signore, è un ponte sul quale gli uomini attraversano l’oceano dell’esistenza mondana. Non sarà un problema attraversare il mare.”
Udite queste parole, il figlio del vento [Hanuman – ndt] aggiunse: “La gloria del mio signore è come un fuoco sottomarino che brucia indomito finché non è prosciugato l’oceano. Ma il mare si è riempito ancora delle lacrime delle vedove dei tuoi nemici, perciò le sue acque sanno di sale.” Quando le scimmie ebbero ascoltato le lodi iperboliche del figlio del vento, guardarono Sri Rama sorridenti. Jambavan chiamò quindi i due fratelli, Nala e Nila, e riportò a loro ciò che voleva il Signore. “Richiamando sempre alla mente la gloria di Sri Rama, incominciate a costruire il ponte e non incontrerete difficoltà di sorta”. Chiamò quindi l’esercito delle scimmie, disse loro “Ascoltate tutti la mia breve richiesta. Contemplate nel cuore i piedi di loto del Signore Rama e impegnatevi in uno sport, scimmie e orsi insieme. E in seguito, popolo formidabile delle scimmie, sarete in grado di trasportare alberi e montagne”. A questo comando, scimmie e orsi esplosero in grida di gioia ed esclamarono “Gloria all’onnipotente Signore dei Raghu!”

Sollevarono dunque alberi giganteschi e montagne per semplice sport, e infine li portarono a Nala e Nila, che li raccoglievano e disponevano accuratamente per la realizzazione del ponte.
Le scimmie portarono enormi montagne, che Nala e Nila prendevano come lanci di palla. Quando il Compassionevole vide la costruzione magnifica del ponte, sorrise e osservò soddisfatto: “Questo luogo è talmente piacevole ed eccellenti sono le opere, che la sua gloria è incommensurabile e non può essere descritta a parole. Io installerò un emblema di Sambho [Shiva] proprio qui: è l’ambizione più elevata del mio cuore”. Udendo questo il signore delle scimmie inviò una serie di messaggeri presso tutti i grandi saggi. Dopo aver installato un Lingam di Shiva e averlo adorato con la dovuta solennità, Egli disse: “Nessun altro è a me tanto caro come Shiva. Un nemico di Shiva, anche se si dichiara mio devoto, non potrò raggiungere me neanche in un sogno. Colui che si oppone Sankara e aspira ancora alla devozione a Me è destinato alla perdizione, stupido e ottuso quale egli è “.
“Gli uomini che, anche se dedicati a Sankara, sono ostili a Me e così anche quelli che sono nemici di Shiva, ma devoti a me devono avere la loro dimora nel più terribile inferno fino alla fine della creazione.”
“Coloro che onoreranno il Signore di Rameshvara quando lasceranno il corpo andranno direttamente al mio regno celeste. E un uomo che prende l’acqua del Gange e ne versa sul Signore [Shiva] ottiene la liberazione, sotto forma di assorbimento nel mio essere. Ancora una volta, chi adora il Signore, con spirito disinteressato e senza ipocrisia sarà benedetto da Sankara con il dono della devozione a me. E chi vede il ponte eretto da me sarà in grado di attraversare l’oceano della vita mondana senza il minimo sforzo.” Le parole di Sri Rama allietarono il cuore di tutti e i grandi saggi rientrarono agli eremi, concludendo la cerimonia.

Girija, (dice Sankara,) questo è il Signore dei Raghu: Egli ama sempre quelli che si rifugiano in lui. Gli abili Nala e Nila costruirono il ponte per grazia di Rama e la loro fama arrivò molto lontano. Quelle rocce che per loro natura non solo affondano se stesse, ma sono causa dell’affondare di altre cose, galleggiavano come altrettante zattere. Questo tuttavia non accadeva per un qualsiasi potere miracoloso del mare, né per una virtù delle rocce stesse, né per una rara abilità delle scimmie.
Fu per la grazia di Sri Rama (l’eroe del lignaggio dei Raghu) che le rocce galleggiavano sull’oceano. Sono ottusi, infatti, coloro che adorano un signore diverso da Sri Rama.

Dopo aver completato il ponte, lavorarono a renderlo eccezionalmente sicuro, e il Misericordioso fu commosso al vederlo. L’esercito che marciava era uno spettacolo oltre ogni dire, le truppe dei guerrieri scimmia marciando lanciavano ruggiti. Il tutta la sua maestà il grazioso Signore dei Raghu stava a lato del ponte, osservando la vasta distesa dell’oceano. E tutte le creature dell’oceano salirono in superficie per poter dare almeno uno sguardo al Signore che è fonte di misericordia. Arrivarono alligatori, coccodrilli, pesci e serpenti che raggiungevano le ottocento miglia di lunghezza e di dimensioni colossali. E poi quegli animali che solitamente si dovrebbero cibare di essi. Tutti guardavano il Signore e nessuno osava compiere altrui gesti o deviare l’attenzione. In tutti loro si espandeva una grande gioia nel cuore e la sensazione di perfetta felicità. Sebbene fossero coperti dall’acqua, la loro vista era colma della bellezza di Sri Hari. L’esercito intanto avanzava seguendo il comando del Signore: chi potrebbe descrivere la vastità della schiera delle scimmie?

rama (3)

§§§

Tulsidas, (noto anche come Tulasidas, Goswāmī Tulsīdās, Tulasī Dāsa) (Gonda, 1532 – Benares, 1623), è stato un poeta e mistico indiano.
Probabilmente di famiglia bramanica, originaria dell’Uttar Pradesh, abbandonato dai suoi per essere nato in un giorno giudicato infausto, fu allevato da un’asceta. Visse gran tempo a Rajapur da dove si allontanò per vivere l’ultima parte della sua lunga esistenza nella città santa di Benares, dedito a studi ed a pratiche religiose.
Oltre che per opere di minor rilievo, Tulsidas è ricordato per Il lago delle gesta di Rama, noto anche come Tulsi Ramayana. Elaborando liberamente il materiale del Ramayana, Tulsidas intese cantare le lodi di Rama, fonte di ogni salvezza per l’anima che si abbandoni fiduciosa nella pietà e nell’adorazione assoluta dell’amore divino.
Per la profonda influenza esercitata sullo spirito indiano durante la rinascita che seguì alle persecuzioni islamiche, il Ramayana di Tulsidas è considerato un testo sacro, la Bibbia delle masse indù dell’India settentrionale, letto e commentato in pubblico e in privato. Pur se non esente da taluni difetti per quanto concerne la proporzione delle varie parti, l’unità di ispirazione colloca quest’opera tra gli esempi più significativi della poesia indiana moderna e ne fa un capolavoro della lingua hindi, di cui Tulsidas è giustamente considerato il padre. Di notevole rilievo è anche il suo valore letterario grazie alla limpidezza del suo stile e alla ricchezza descrittiva e immaginativa.

La dottrina Tulsi è tratta da Ramanuja attraverso Ramananda. Come il suo predecessore, lTulsi crede in un Dio supremo personale, in possesso di tutte le qualità (sadguna), così come nel privo di qualità (Nirguna) o Brahman impersonale, come insegnato da Sankaracharya. Il Signore stesso, una volta assunta la forma umana, e si è incarnato come Rama a beneficio del genere umano. Il Signore vuole essere avvicinato con fede, (bhakti) devozione disinteressata, e abbandono di sé nell’amore perfetto, per cui tutte le azioni devono essere purificate dall’egoismo e volte alla contemplazione di Lui.
Tulsi, come un bramino Smarta, venera l’intero pantheon indù, ed è particolarmente attento a dare a Shiva Mahadeva il suo giusto posto nella vicenda, e a sottolineare che non vi è alcuna incoerenza tra la devozione a Rama e la devozione a Shiva (Ramayana, Lankakanda, 3). Ma il fine principe di tutti i suoi scritti è quello di richiamare alla bhakti per Rama, il grande mezzo di salvezza e di emancipazione dalla catena delle nascite e morti, una salvezza che è gratuita e aperta a tutti, senza distinzione di casta o di appartenenza.

fonti:

http://www.astrojyoti.com/pdfs/ramacharitamanas/lanka805-889.pdf
http://www.newworldencyclopedia.org/entry/Tulsidas
http://it.wikipedia.org/wiki/Tulsidas

Un commento

Rispondi a Dronadev Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.